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Giudizi Critici

 

Festival   delle  rarità   tra i templi   greci:

rappresentata   ECUBA

di  N.A. Manfroce

 

«LE POSIDONIE»  A PAESTUM

(Angela Funaro)

 

 

 

      A settembre, nella cornice classica dell'area archeologica di Paesturn,  per l'inaugurazione

della nuova Associazione «Le  Posidonie»,  è  stata  rappresentata  in  forma di  oratorio  l'Ecuba,

opera capolavoro di Nicola Antonio Manfroce, compositore di Palmi Calabro morto prematuramente

all'età di 22 anni nel 1813,  un  anno  dopo  il  successo  clamoroso  della  prima  di  quest'opera.  Certo

non  poteva che  essere  Ecuba  il  biglietto  di  presentazione  del  Festival,  poiché  è nella  politica  degli

organizzatori  riscoprire rarità musicali,  ed  è  stata  realizzata  nell'area  antistante il  Tempio  di  Posidone,

circondato dai capolavori della  Magna Grecia.

Il giovane compositore Manfroce, antesignano eroe romantico, iniziò la sua avventura scappando ben  presro  da Palmi dove aveva studiato con  il padre, Maestro di Cappella e si fece notare, con una  Messa;  nonostante     che il giovinetto non avesse ancora studiato composizione, doveva essere già pregevole, tanto da  interessare    un mecenate che lo portò  a Napoli a studiare al Conservatorio di Santa Maria della Pietà dei Turchini con  

C. Furno e G. Tritto, dopodichè studiò con N. Zingarelli a Roma per un breve periodo ed è in questa   parentesi    romana che compose, all'età di 19 anni, la sua  prima opera, Alzira, presentata nel 1810 al Teatro Valle di Roma.

         Con l'avvento del regno di G. Murat vi fu  in  tutto l'ambiente napoletano una ventata di cultura europea che si concretizzò, per la musica, nella  rappresentazione della Vestale di Spontini, che dovette impressionare il giovane Manfroce con le novità compositive che conteneva. Infatti, l'Ecuba si inserisce nella tradizione di Gluck,  Mozart,  Mayr, Cherubini e  Beethoven.

Certo  è che  l'opera, di densa scrittura e  generosa invenzione, molto preannuncia di Rossini e persino di Verdi, e tutti i critici sono d'accordo che con l'Ecuba  Manfroce ha il diritto di entrare nella schiera dei compositori    che  contano.

         Il libretto si deve a Giovanni Schrmidt, futuro librettista di Rossini, che ha ridotto l'originale francese  di Milcent. La  vicenda: Achille, innamorato di Polissena, la chiede in sposa ai genitori; Ecuba, prima si oppone,    poi, per vendicarsi della morte di Ettore, acconsente causando la morte dell'eroe greco; l'opera finisce con  l'irruzione dei greci in Troia.

         La riscoperta di questo autore si deve a Davide Summaria che si adopera da anni per farlo rappresentare e in questa edizione delle «Posidonie» ha diretto l'orchestra e il coro della  radio Bulgara. Gli altri interpreti sono   stati  Dino Di  Domenico (Priamo), Carmen   Lavani (Ecuba), Ezio di Cesare (Achille), Cecilia  Valdenassi    (Polissena) e Laura Toppetti (Teona).

        Alla riscoperta delle rarità il festival in questo triennio proporrà, tra le cose di maggior spicco, le tre grandi messe italiane di  Rossini,  Mascagni e Puccini; l'opera la Maga  Circe di Anfossi e il Don  Giovanni  di  Cazzaniga; il ritratto d'autore di Respighi, Pizzerti e Casella; balletti su un progetto per la drammaturgia   del   mito; una prima esecuzione italiana del poema sinfonico Kulleroo di Sibelius ispirato alla leggenda del Kaleuala; la Leggenda del vecchio marinaio di Lualdi e la Lunga notte di Medea di Pizzetti; le  trascrizioni   originali d'epoca per ottetto di fiati del Flauto magico e dell’'Oberon con il titolo «Il bizzarro mondo delle   favole».

      Un "Associazione, insomma, questa di Paestum, che ha creato un  interessante polo culturale  che  farà  parlare di sé e costituirà un importante appuntamento con l'arte e la cultura musicali.

 

 

 da  Il mondo della musica

 

 

 

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