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NOTE  SULL' ECUBA

di Domenico Giannetta

 

 

       Il celebre impresario Domenico Barbaja  commissionò  a  Manfroce l’Ecuba nel  

1812,  dopo   il   successo   ottenuto  dalla   prima opera  del  compositore,  l’ Alzira,

rappresentata a  Roma al Teatro  Valle il  10  ottobre 1810  con  un cast di assoluto  

livello  comprendente  Isabella Colbran e  Adelaide  Malanotte. La rappresentazione  

della  Vestale  di   Spontini;   avvenuta   al  Teatro   San  Carlo  nel  1811,  esercitò  un  

 notevolissimo   influsso  su  Manfroce, tanto   che  l'evoluzione  stilistica   riscontrabile  

nella sua seconda partitura operistica appare  in  tutta  la sua  impressionante evidenza.  

Il modello della tragédie Iyrique francese si integra perfettamente con gli stilemi dell'opera  

seria italiana di inizio Ottocento, producendo un  unicum che  avrebbe potuto aprire una  fase

nuova nella storia del melodramma, se soltanto la carriera del    compositore non  fosse  stata

interrotta così precocemente. Rappresentata per la prima volta il 13 dicembre 1312  al San Carlo,  con  un

cast formato da Marietta Marchesini, Marianna Borroni, Manuel Garcia e Andrea Nozzari, l'opera si compone

di tre atti e si basa su un libretto di Giovanni Schmidt ricavata dall' Hécube  di Milcent, La selezione che ascolteremo  questa sera si compone  di :

• La Sinfonia, costituita da un Largo iniziale caratterizzato dal classico ritmo puntato peculiare della sinfonia alla Lu!ly. seguita   da  un Allegro assai bitematico,  con la canonica contrapposizione fra tema marziale  e tema  espressivo, per concludere con un finale  concitato in  cui la ricomparsa del ritmo puntato determina quei poderosi crescendo nei   quali alcuni studiosi hanno voluto intravedere un'anticipazione dello stile rossiniano, ma che probabilmente sono mutuati  da Mayr, e, per il suo tramite, dalla Scuola di Mannheim.

-  La cavatina di Polìssena  “Oppresse dal dolore”, nella quale la coprotagonista femminile, figlia di Priamo e di Ecuba, rivela con sgomento alla sua ancella Teona i propri sentimenti  d'amore verso il campione dello schieramento greco, lo stesso Achille che poche ore prima aveva ucciso In combattimento suo fratello Ettore.

• Il recitativo e aria di Priarno “Pari  a te nel cor la voce “, in cui il re di Troia spiega alla famiglia e al popolo che l'unico modo per porre fine alla decennale guerra èquello di superare il desiderio di vendetta e accettare l'idea di un matrimonio fra Achille e Polissena, nonostante il profondo sdegno di Ecuba.

- La scena e aria di Achille  “ La nel bollor dell’armi  “, In cui l'eroe greco cerca in tutti i modi di convincere Ecuba dei  suoi  reali sentimenti d'amore verso Polissena.

- La scena e duetto  “Ambi avren fino alla morte “, dove, per la prima volta soli, Achille e Polissena possono scambiarsi i loro  propositi d'amore in vista delle nozze.

- L'aria di Ecuba “ Figlio mio vendetta avrai “, caratterizzata  dal timbro dell'arpa, con la quale la furente  regina tenta di convincere la figlia ad assassinare il marito subito dopo le nozze per vendicare l'uccisione  del fratello.

 - L'aria  di  Priamo “ Di questo cor la speme “, nella  quale l'ignaro  re benedice gli sposi subito  dopo la cerimonia nuziale;

• Il Finale, nel quale dopo l'uccisione di Achille da parte dei troiani, in risposta alla notizia dell'Irruzione dell’esercito greco in  città, Polissena  viene portata via per essere sacrificata sulla tomba di Achille e alla madre non  resta che piangere il suo  dolore in un recitativo di rara potenza drammatica seguito da un breve  episodio sinfonico che conclude in modo del tutto  Inconsueto l'opera.

                                                   

 

Omaggio a Nicola Antonio Manfroce nel bicentenario

della morte - Palmi  21 dicembre 2013

                                                                                                                                 

 

 

 

 

 

 

 

 

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