Nicola
Antonio
Manfroce
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NOTE SULL' ECUBA
di Domenico Giannetta
Il celebre impresario Domenico Barbaja commissionò a Manfroce l’Ecuba nel
1812, dopo il successo ottenuto dalla prima opera del compositore, l’ Alzira,
rappresentata a Roma al Teatro Valle il 10 ottobre 1810 con un cast di assoluto
livello comprendente Isabella Colbran e Adelaide Malanotte. La rappresentazione
della Vestale di Spontini; avvenuta al Teatro San Carlo nel 1811, esercitò un
notevolissimo influsso su Manfroce, tanto che l'evoluzione stilistica riscontrabile
nella sua seconda partitura operistica appare in tutta la sua impressionante evidenza.
Il modello della tragédie Iyrique francese si integra perfettamente con gli stilemi dell'opera
seria italiana di inizio Ottocento, producendo un unicum che avrebbe potuto aprire una fase
nuova nella storia del melodramma, se soltanto la carriera del compositore non fosse stata
interrotta così precocemente. Rappresentata per la prima volta il 13 dicembre 1312 al San Carlo, con un
cast formato da Marietta Marchesini, Marianna Borroni, Manuel Garcia e Andrea Nozzari, l'opera si compone
di tre atti e si basa su un libretto di Giovanni Schmidt ricavata dall' Hécube di Milcent, La selezione che ascolteremo questa sera si compone di :
• La Sinfonia, costituita da un Largo iniziale caratterizzato dal classico ritmo puntato peculiare della sinfonia alla Lu!ly. seguita da un Allegro assai bitematico, con la canonica contrapposizione fra tema marziale e tema espressivo, per concludere con un finale concitato in cui la ricomparsa del ritmo puntato determina quei poderosi crescendo nei quali alcuni studiosi hanno voluto intravedere un'anticipazione dello stile rossiniano, ma che probabilmente sono mutuati da Mayr, e, per il suo tramite, dalla Scuola di Mannheim.
- La cavatina di Polìssena “Oppresse dal dolore”, nella quale la coprotagonista femminile, figlia di Priamo e di Ecuba, rivela con sgomento alla sua ancella Teona i propri sentimenti d'amore verso il campione dello schieramento greco, lo stesso Achille che poche ore prima aveva ucciso In combattimento suo fratello Ettore.
• Il recitativo e aria di Priarno “Pari a te nel cor la voce “, in cui il re di Troia spiega alla famiglia e al popolo che l'unico modo per porre fine alla decennale guerra èquello di superare il desiderio di vendetta e accettare l'idea di un matrimonio fra Achille e Polissena, nonostante il profondo sdegno di Ecuba.
- La scena e aria di Achille “ La nel bollor dell’armi “, In cui l'eroe greco cerca in tutti i modi di convincere Ecuba dei suoi reali sentimenti d'amore verso Polissena.
- La scena e duetto “Ambi avren fino alla morte “, dove, per la prima volta soli, Achille e Polissena possono scambiarsi i loro propositi d'amore in vista delle nozze.
- L'aria di Ecuba “ Figlio mio vendetta avrai “, caratterizzata dal timbro dell'arpa, con la quale la furente regina tenta di convincere la figlia ad assassinare il marito subito dopo le nozze per vendicare l'uccisione del fratello.
- L'aria di Priamo “ Di questo cor la speme “, nella quale l'ignaro re benedice gli sposi subito dopo la cerimonia nuziale;
• Il Finale, nel quale dopo l'uccisione di Achille da parte dei troiani, in risposta alla notizia dell'Irruzione dell’esercito greco in città, Polissena viene portata via per essere sacrificata sulla tomba di Achille e alla madre non resta che piangere il suo dolore in un recitativo di rara potenza drammatica seguito da un breve episodio sinfonico che conclude in modo del tutto Inconsueto l'opera.
Omaggio a Nicola Antonio Manfroce nel bicentenario
della morte - Palmi 21 dicembre 2013
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